I bravi nei lavori manuali saranno la nuova élite?

Editoriale tratto da “Almanacco Far da sé n.459 di Marzo 2016”

Autore: Nicla de Carolis

Le World Skills sono le Olimpiadi mondiali dei mestieri (poco note in Italia) che si svolgono ogni due anni in nazioni diverse e mettono in competizione i migliori giovani artigiani, di età inferiore ai 23 anni, che hanno superato varie eliminatorie. Le specializzazioni vanno dal giardiniere al pasticcere, al falegname, al parrucchiere, ai mestieri più nuovi come quelli legati alla meccatronica. La competizione è nata nel 1950 da un’idea dello spagnolo Anthony Elola Olasoc che per primo, nel 1946, fece un concorso analogo nella sua nazione che ebbe molto successo. Il prossimo appuntamento sarà ad Abu Dhabi-Emirati Arabi nell’ottobre 2017 e sembra che anche qualche regione dell’Italia si stia muovendo per parteciparvi; sì, perché l’importante competizione è stata a lungo snobbata dall’Italia, assente come nazione dal 1959, rappresentata solo dal Sudtirolo, con la provincia di Bolzano (provincia che più volte abbiamo citato come esempio per i suoi bei laboratori di cui tutte le scuole pubbliche sono dotate e per il giusto peso che riconosce ai lavori manuali nella formazione dei giovani). Questo a ulteriore conferma del disprezzo per la cultura manuale che negli ultimi 60 anni ha dominato in Italia. Le scuole tecniche e professionali sono considerate di serie B o C, questo nonostante siano sotto gli occhi di tutti il fenomeno degli studenti sovraqualificati senza lavoro e la difficoltà delle imprese artigiane a reperire giovani che vogliano imparare un mestiere. Per genitori e figli sarà ancora lunga la strada per superare il cliché che giacca e cravatta dietro al computer fa figo mentre tuta e cassetta degli attrezzi fa sfigato. Dal nostro pulpito di fondamentalisti amanti viscerali della manualità, qualità sempre unita a un’intelligenza agile e vivace, e consapevoli delle gratificazioni che con essa si raggiungono, notiamo in alcuni politici e intellettuali la voglia di tornare a dar valore, almeno a parole, alle attività manuali. Segnali di questo tipo arrivano più forti da altre nazioni dove addirittura il presidente degli Stati Uniti, Obama, sollevando un vespaio che lo costrinse a precisare pubblicamente il senso della sua affermazione, disse: “I ragazzi dovrebbero imparare i lavori manuali, vanno incoraggiati in questa direzione, perché pagano bene e spesso sono più utili di una laurea in storia dell’arte”. In Francia, poi, il giornalista Julien Millanvoye, nella sua indagine sui lavori manuali oggi, che racconta nel libro “J’ai un métier” (Globe), arriva alla conclusione che idraulico, falegname, pasticcere ecc. saranno la nuova élite. La nostra speranza è che l’Italia decida di partecipare alle prossime Olimpiadi Mondiali dei mestieri in maniera forte, porti a casa dei buoni risultati, la cui eco contribuisca a creare idoli-bravi artigiani che diventino nuovi modelli culturali da imitare.

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