Intellettuali e saper fare

Editoriale tratto da Far da sé n.446 di Gennaio 2015

Autore: Carlo De Benedetti

Rubiamo questo mese una citazione da “Monsieur”, una rivista d’élite, lontana come stile e lettori dal nostro più popolare FAR DA SÉ, e una seconda da un autore che è diventato famoso proprio grazie ai suoi studi sull’innovazione e sul lavoro manuale. Franco Cologni (presidente della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte da lui voluta nel 1995 allo scopo di salvaguardare e promuovere il patrimonio dell’artigianato artistico di eccellenza, direttore della rivista “Mestieri d’Arte & Design”, supplemento di “Monsieur”), a proposito degli artigiani e delle loro preziosissime conoscenze, scrive che “trasmettere il saper fare è oggi un’istanza vitale per gli artigiani, affinché una nuova generazione possa affrontare le sfide della contemporaneità” e ribadisce che la sapienza non si costruisce “con l’accumulo di nozioni, ma con la progressiva interiorizzazione di un insegnamento e con la sua messa in pratica quotidiana”. Stefano Micelli (autore del libro Futuro artigiano – l’innovazione nelle mani degli Italiani, Marsilio Editori, premiato nel 2014 con il prestigioso “Compasso d’oro” per aver fornito ragioni economiche e pratiche per rivalutare l’artigianato industriale italiano in un’ottica non nostalgica, ma proiettata verso il futuro), scrive che ciò che dobbiamo inseguire è “il profilo e le caratteristiche dell’artigiano: la sua passione per la qualità del lavoro, il suo desiderio di miglioramento nell’esercizio e nell’approfondimento delle tecniche, il suo radicamento in comunità di pratica socialmente riconosciute”. Parole sante! Noi chiamiamo i far da sé “artigiani del tempo libero” proprio perché hanno una miriade di conoscenze da mettere a disposizione di chi voglia imparare a riparare e a realizzare con le proprie mani, proprio perché si tengono vicino figli, nipoti e vicini di casa affinché conoscano la soddisfazione che c’è nel fare da soli le cose, nell’ideare e costruire un mobile o un giocattolo, nel ridare funzionalità o nuova destinazione a un oggetto rotto. Da questa passione, da questo costante esercizio, da questa manualità che non è costrizione, ma creatività, ecco che nasce quella “progressiva interiorizzazione di un insegnamento” e che viene vinta una certa sudditanza del lavoro manuale rispetto a quello di concetto.

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