Appendini di legno fai da te

La sagoma stilizzata del simpatico rapace notturno è l’elemento chiave per realizzare appendini utilizzando legno di recupero e alcuni componenti di ferramenta arrugginiti.

Nelle credenze popolari c’è posto per tutto e per il contrario di tutto: il gufo, come pure la civetta, è stato a lungo considerato un uccello del malaugurio, forse perché ha un’attività notturna e rompe il silenzio delle tenebre emettendo suoni che risultano un po’ sinistri quando risuonano nel buio.  Approfondendo le ricerche storiche, invece, si scopre che il gufo sia ritenuto un animale portafortuna fin dal Medioevo: per esempio gli studenti erano soliti portare addosso amuleti a forma di gufo quando si accingevano a sostenere gli esami. Addirittura, secondo una leggenda era un uccello diurno dal canto melodioso, che trasformò nel lugubre verso che conosciamo dopo aver assistito alla morte di Gesù in croce, scegliendo anche di non voler più vedere la luce del sole. A noi piace essere ottimisti e propendere per la seconda ipotesi, per cui la sagoma inconfondibile del gufo diventa l’elemento distintivo di complementi d’arredo, come gli appendini, da porre all’ingresso di casa, per dare il benvenuto agli ospiti. Si utilizza legno di recupero da arricchire con elementi di altri materiali: in questo caso, il metallo arrugginito di cui sono fatte le rondelle che simulano gli occhi e lo stelo dell’appendino danno all’oggetto l’aspetto rustico dei materiali utilizzati così come sono, semplicemente manipolati per realizzare di volta in volta i soggetti. La sagoma di legno è ricavata da elementi di scarto di panconi da segheria, solitamente pioppo, cedro o rovere, che vengono semplicemente ritagliati e sommariamente levigati, quasi sempre lasciandoli al grezzo. Gli attrezzi necessari sono presenti in qualsiasi laboratorio: una sega a nastro (ma anche un alternativo è sufficiente), una levigatrice e un trapano.

Appendini di legno – La realizzazione

appendini, appendino

  1. Si sceglie una “piastrella” di legno di buono spessore e si abbozza su di essa, direttamente a matita, il contorno stilizzato di un gufo appollaiato su un ramo: alcuni tratti seghettati alla base riproducono il piumaggio delle ali richiuse.
  2. La sega a nastro con lama stretta permette di seguire facilmente il profilo esterno della tracciatura, anche nei percorsi curvi: l’importante è non imporre alla lama bruschi cambi di direzione, tenendo conto dello spessore del pezzo.
  3. Completato il ritaglio della sagoma, i bordi vengono regolarizzati per eliminare le spigolosità lasciate dal taglio; anche la superficie va carteggiata, per eliminare la patina di sporco che ricopre il legno. Qui viene utilizzata una levigatrice a nastro sottile, ma qualsiasi levigatrice orbitale o a delta permette di raggiungere il medesimo risultato.
  4. I grandi occhi del gufo sono rappresentati da grossi dischi di ferro imbutiti e forati al centro: per ogni occhio se ne utilizzano due di diametri differenti, concentrici. La corretta posizione sulla testa si rileva cercando di collocare le rondelle più grandi ravvicinate e ben allineate al centro.
  5. Trovata la posizione, le rondelle di diametro inferiore si collocano in quelle più grandi, per enfatizzare lo sguardo ipnotico del gufo; attraverso il foro centrale si infigge nel legno una bulletta da tappezziere con testa larga e bombata, elemento che simula la pupilla e mantiene in posizione le rondelle.
  6. Da uno scarto di legno spesso 8-10 mm si ricava una sorta di losanga prolungata che ha il compito di rappresentare il becco: la parte meno pronunciata deve praticamente scomparire tra gli occhi. Si fissa il pezzo sulla sagoma con qualche punto di colla vinilica e lo si stabilizza con un chiodino conficcato tra gli occhi.
  7.  É il momento di trasformare il soggetto in appendino: tra le “ali”, al centro dello spessore, si pratica un foro Ø 10 mm per l’inserimento della boccola filettata, in cui si avvita il tondino ricurvo Ø 8 mm dopo passaggio con la filiera.
  8. All’estremità opposta si inserisce e incolla una sfera di legno. Non resta che predisporre sul retro il dispositivo per la sospensione a parete, che può essere un’attaccaglia abbastanza robusta, un gancio o un sistema simile.

 

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