Il bricolage e la tornitura trasversale

Tornitura di testa o trasversale

Per estendere il bricolage all’arte della tornitura con risultati soddisfacenti non servono sforzo e fatica, basta accompagnare l’utensile contro il pezzo fatto girare dal motore.
La tornitura di testa, o trasversale, serve per ottenere pezzi larghi come piatti e vassoi, o recipienti concavi come mortai, bicchieri, barattoli con e senza coperchio, zuppiere e portafrutta. Conviene affrontare questa tecnica solo dopo aver preso bene la mano nella tornitura fra le punte ed aver maturato la sensibilità manuale che ci dice, senza ulteriore controllo, di aver ottenuto superfici perfettamente regolari. In questo caso la principale difficoltà sta nel fatto che la velocità del pezzo varia dal centro, praticamente fermo, alla periferia, che in un pezzo di grande diametro può raggiungere valori tali da arroventare i ferri. Il diametro dei pezzi lavorabili con torni per il fai da te dipende dalla distanza fra le punte di centraggio e la base, ma ci sono anche torni (professionali) in cui è possibile girare di 90° la testa motrice e lavorare frontalmente pezzi anche di un metro e più di diametro.

USARE IL PLATORELLO

  1.  Accessorio presente in tutti i torni, il platorello ha sempre un attacco per la testa motrice e fori che permettono di avvitarvi direttamente il pezzo da tornire, o uno scarto cui fissarvelo con del nastro biadesivo.
  2. Il problema dei fori non importa quando si lavora l’esterno di una coppa perché la parte bucata viene poi eliminata.

PRIMA DI TUTTO SGROSSARE

Il grezzo dev’essere spesso almeno 20 mm più dell’oggetto finito.
Lo fissiamo fra le punte e con bedano e scalpello tenuti fermi sul ventaglio ne facciamo un disco di cui poi arrotondiamo progressivamente, con la sgorbia, lo spigolo fino a dargli una forma a cupola, più o meno vicina a quella dell’oggetto che intendiamo realizzare.
Se il nostro tornio non ha il mandrino dobbiamo lasciare sporgere dal fondo un codolo.

LAVORO DI FINO ALL´ESTERNO

  1. In questa fase il grezzo è trascinato dalla punta a forchetta o dalla coda di porco inserite nel legno che va asportato nella lavorazione successiva. Nella foto la tornitura della pancia ed è ancora presente il codolo d’appoggio della contropunta.
  2. Allontanato il carrello della contropunta, spostiamo il ventaglio portaferri, mettendolo quasi parallelo al pezzo in lavorazione. Eliminiamo il codolo e apriamo nella base una scanalatura in cui possano entrare le griffe del mandrino.
  3. Completato il lavoro di tornitura trasversale, provvediamo a levigare il pezzo con carta abrasiva di grana crescente
  4. Secondo il tipo di legno la levigatura può essere completata da qualche mano di turapori, lisciata con lana d’acciaio  o, per legni duri, da un “massaggio” fatto con i loro trucioli (e i guanti).

LO SCAVO DALLA PARTE INTERNA DEL PEZZO

  1.  Staccato il pezzo dalla testa motrice, lo giriamo e lo blocchiamo o con le griffe in espansione nella scanalatura, o con forchetta o coda di porco inserite nel codolo o contro il platorello con biadesivo, velcro o punti di colla termofusibile.
  2. Riportiamo in avanti il carrello della contropunta, mettiamo il ventaglio vicino al pezzo, con un angolo di circa 45°, e cominciamo lo scavo, lavorando di sgorbia dall’esterno verso l’interno, lasciando al centro una colonnina.
  3. Ancora lavorando con la sgorbia (attenzione che il punto è delicato) scaviamo la base della colonnina, affondando il ferro fino a staccarla dal fondo della zuppiera. Allontaniamo la contropunta e, riportato in trasversale il ventaglio portaferri, diamo mano allo scalpello per ultimare la tornitura della concavità.
  4. Quando occorre la levigatura, non è necessario staccare gli oggetti dalla macchina, anzi, se ne sfrutta il movimento. Secondo l’aspetto finale del lavoro di scalpello, si comincia con la carta abrasiva, meglio se avvolta su uno strofinaccio o, meglio ancora, su un pannospugna da cucina, e tenuta coi guanti (l’attrito la fa scaldare fino ad ustionare le mani).

Dopo la carta abrasiva si passa, solo per i legni duri, alla lana d’acciaio. I recipienti per alimentari si finiscono con paraffina o stearina (semplici candele) data con abbondanza nel pezzo in rapido movimento (l’attrito la fa fondere) e tirata e fatta assorbire con uno straccio che non perda peli.

UTENSILI
Tornio, sgorbia, bedano, scalpello

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