La ricercatrice fardasé

Editoriale tratto da Far da sé n.453 di Agosto 2015

Autore: Nicla de Carolis

Quanto voi lettori di FAR DA Sé siate ingegnosi, capaci di coniugare competenze tecniche e abilità manuali, inventiva ed esperienza maturata sul campo, lo verifichiamo quotidianamente con le centinaia di progetti accompagnati da lettere in cui ci gratificate anche rendendoci partecipi di fatti della vostra vita, della vostra famiglia e delle soddisfazioni che vi dà questo hobby/stile di vita, il fardasé appunto. Così, quando prepariamo ogni numero della rivista cerchiamo di tener conto delle osservazioni, delle richieste, dei suggerimenti e spesso ci capita di citare i nomi di quelli di voi che con più assiduità ci scrivono. Personalmente mi capita di emozionarmi, di sorridere, di stupirmi leggendo ciò che ci mandate, tutte cose interessanti e spesso speciali. A tal proposito vorrei rendervi partecipi di alcune frasi scritte alla redazione dalla ricercatrice Emanuela Ughi, nostra lettrice, che ci hanno reso particolarmente orgogliosi. “Cara Redazione, da tempo penso di scrivervi per condividere quello che faccio, poiché credo che certe mie abilità sono state sviluppate anche grazie alla lettura (da tanti anni) di Far da sé. Permettete di presentarmi un po’: sono un ricercatore presso l’Università di Perugia (mi occupo di geometria). Una volta, ero tranquilla e immersa in un mondo di formule. Ma, come dice John Lennon, Life is what happens while you are busy making other plans. A me è successo che ho cominciato a realizzare modelli matematici, in un modo molto semplice, all’inizio con legno, plexiglas, fili di lana, per condividere meglio le mie immagini mentali su concetti matematici con i miei studenti. Gli oggetti vanno toccati, smossi, disassemblati… per comunicare un’idea, un teorema o un algoritmo. Volevo in questo modo trovare un modo nuovo per raccontare la bellezza della matematica, e anche per farla conoscere e comprendere a tutti quelli che si sentono “incapaci”. Volevo raggiungere anche i “disillusi”, in primis la mia mamma, che è il prototipo della persona che dice “tanto io non capisco”. … Io credo che il punto di forza del mio lavoro, così inusuale, è che io sono contemporaneamente una matematica professionista e un falegname (molto) dilettante. Questo mi permette di immaginare, di progettare e di realizzare prototipi (anche se rudimentali, di solito)…” Emanuela Ughi ha messo a punto, negli anni, un articolato e innovativo programma per spiegare formule complesse, premiato e apprezzato, e la collezione degli oggetti matematici da lei realizzati è esposta nella Galleria di Matematica al Polo Museale Universitario di Casalina (Perugia). Che dire? Un applauso a Emanuela Ughi e a tutti voi lettori che non finite di sorprenderci!

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