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Vetro soffiato | Approfondimento tecnico

vetro soffiato

Sin dai tempi dei Fenici la lavorazione del vetro soffiato ha avuto diffusione e sviluppo dettati dalla sostanziale utilità

Oggi il settore del vetro soffiato è di nicchia e assume in modo prevalente una connotazione artistica. La procedura è elementare, non servono strumenti tecnologicamente avanzati, ma una destrezza manuale fuori dal comune

Il vetro viene prodotto con sabbia silicea a cui si aggiungono ossidi di sodio e di potassio che ne influenzano la fluidità e altri (di calcio, bario, magnesio e zinco ) che ne stabilizzano le proprietà meccaniche e fisiche; altri ossidi lo rendono più fine, più o meno trasparente, colorato nelle diverse tonalità ecc. Complesso e interessante il suo processo di fabbricazione che prevede la miscelazione dei componenti, la fusione in forno, l’affinazione e la lavorazione vera e propria con le più originali tecniche inventate dai maestri vetrai (i primi risalgono al terzo millennio avanti Cristo ed erano Fenici!).

Liquido sottoraffreddato

In scienze dei materiali, il vetro è tecnicamente definito un liquido sottoraffreddato. La tecnica più antica è quella del vetro soffiato, eseguita ancora oggi a mano, da esperti artigiani, che danno vita a oggetti meravigliosi servendosi solamente di pochi semplici oggetti e della propria abilità. Questa tecnica prevede l’utilizzo di una lunga canna, detta “canna da soffio”: l’artigiano, soffiando dentro la canna, gonfia come se fosse un palloncino un grumo di vetro tanto caldo da sciogliersi ed essere fluido come miele. Mentre il vetro si espande, l’abilità sta nel fargli prendere la forma voluta, tenendo conto della finestra di tempo utile per la lavorazione, prima che tenda a solidificare.

Ovviamente è sempre possibile avvicinare alla fiamma il manufatto per far rinvenire la morbidezza, spesso per una modellazione supplementare, spesso per effettuare la giunzione con un altro elemento. Oltre a questa tecnica detta a vetro a soffio libero, ne esiste anche una a soffio in stampo.

Al contrario del primo caso, in cui l’artigiano procede modellando ad arte l’oggetto, utilizzando soltanto l’aria e alcuni semplici strumenti come forbici e pinze, nel secondo caso il vetro incandescente viene fatto espandere e aderire alle pareti di uno stampo.

Vetro soffiato con la tecnica murrina

Il vetro soffiato con la tecnica decorativa delle murrine è tra le più antiche conosciuta già dai Romani e recuperata a Murano all’inizio dell’ottavo decennio del XIX secolo. Il termine è stato coniato in epoca moderna nel 1878 dall’abate Vincenzo Zanetti, che tanto contribuì alla rinascita della vetraria muranese dopo un lungo periodo di crisi e deriva probabilmente dal termine myrra (profumo) sia perché questi vasi erano destinati a contenere profumi sia perché quelli realizzati dai maestri vetrai alessandrini e portati a Roma da Pompero erano fatti con una varietà di fluorite che emana un particolare profumo.

In cosa consiste la tecnica

La tecnica consiste nell’unione di canne di vetro di vario colore per formare un particolare effetto cromatico, poi riscaldate fino a formare una canna unica. La canna è poi tagliata ottenendo una serie di piccoli dischi che, disposti secondo un disegno prestabilito, sono riscaldati, lavorati e soffiati sino a ottenere la forma definitiva dell’oggetto.

Per formare una semplice murrina a strati concentrici sovrapposti è necessario che nella fornace ci siano dei crogioli con vetro allo stato molle di colori diversi. Un operaio preleva quindi sulla punta di un’asta di ferro una piccola quantità di vetro dal primo crogiolo, passando subito dopo a ricoprirlo con più strati di colori diversi fino a ottenere un cilindro che viene fatto rotolare sopra una spessa piastra di ferro o di bronzo; gli operai “tiracanna” stirano il pastone per portarlo al diametro programmato. In questo caso si otterrà una murrina con disegni a cerchi concentrici, ma il pastone di vetro molle può essere infilato in uno stampo con delle costolature verticali a forma di fiore, di stella, di cuore. Le bacchette così ottenute (o meglio le canne) servono per produrre le perle “mosaico”, piatti e ciotole e infine ciondoli. Ma possono essere usate anche per comporre realizzazioni uniche come questi preziosi vasi di Venini.

  1. Le sezioni di canna di vari colori vengono montate a freddo su uno stampo ceramico a formare un quadrato e poi scaldate.
  2. Su una lunga asta si dà forma alla base del vaso.
  3. Si usa questa base per avvolgere il quadrato fatto con le sezioni di canne; il vetro incandescente della base si incolla a quello del quadrato e lo chiude fino a comporre un cilindro.
  4. Questo viene regolarizzato facendolo rotolare su un piano metallico
  5. …e riportandolo ogni tanto in forno.
  6. I movimenti devono essere rapidi e decisi.
  7. Si dà forma al vaso allungandone il collo con lunghe pinze.
  8. La sezione più stretta del collo si ottiene facendo rotolare il cilindro sul bordo del piano metallico. Il manufatto rientra ogni tanto in forno per tenere il vetro alla giusta temperatura.
  9. Le lunghe pinze aiutano a definire passo dopo passo la forma finale che si intende dare al vaso.
  10. Occorre grandissima abilità nel manovrare ad arte le pinze
  11. Facendo ruotare il vaso attorno a un’asta si mantiene aperta e regolare la sua bocca.
  12. Siamo agli aggiustamenti finali della forma
  13. …con continui passaggi in forno.
  14. Con la pinza usata non per stringere, ma per divaricare, si dà forma alla svasatura della bocca del vaso.
  15. Si usano le forbici per tagliare la parte eccedente e regolarizzare l’orlo superiore del vaso.
  16. Il vaso è finito, bisogna solo staccare il fondo dalla lunga asta che lo ha sorretto in tutte le fasi di lavorazione.

Venini e alcuni suoi designer

Per realizzare i vasi “Occhi” la temperatura all’interno dei forni è di 1200 °C

I vasi “Occhi” sono eseguiti con la tecnica delle Murrine, piccoli settori di vetro tagliati da lunghe canne realizzate da Venini. Le canne, in questo caso, sono di due colori, uno interno e un secondo che riveste il primo; i settori sono composti come un mosaico su un piano di metallo che viene riscaldato, cosicché le Murrine diventano un’unica lastra di vetro che viene successivamente lavorata a forma di vaso dal maestro vetraio. Venini Art Glass

Foto credits: Alessandra Chemollo – Gabriele Basilico

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