Buon esempio dalle carceri

Il problema delle carceri italiane è di estrema attualità

Il problema delle carceri italiane è di estrema attualità: ne hanno parlato tutti i media per lo sciopero della fame e della sete di Marco Pannella, per il forte richiamo del presidente Giorgio Napolitano nel suo discorso di fine anno, per la multa che l’Europa ci ha appena comminato per le condizioni fatiscenti e di inumano sovraffollamento in cui i detenuti vivono (3 metri quadrati a testa). Ma c’è qualcuno che, in operoso silenzio, fa i fatti e, nel suo piccolo, dà a tutti un importante esempio: questo non risolve il problema, ma dice come si possano fare alcuni significativi passi avanti.

A Mauro Ferrante dedichiamo per la seconda volta il nostro editoriale: lo avevamo già fatto nel novembre 2007 con il titolo “Libertà di far da sé”. Questa volta il lettore di Belluno, assistente capo della polizia penitenziaria, poco prima di andare in pensione, ha raccolto in un DVD tutte le immagini dei lavori realizzati guidando con professionalità un gruppo di detenuti nell’apposito reparto MOF (Manutenzioni Ordinarie Fabbricato): qui, in un seminterrato dove prima c’erano delle vecchie celle, è nato un laboratorio attrezzatissimo a cui fanno capo i detenuti per le innumerevoli costruzioni e riparazioni di apparecchiature e utensili, senza contare che si occupano anche di “riparare scarichi, muratura, imbiancare, sistemare porte e cancelli, restaurare mobili, fare giardinaggio, riparazioni elettriche ecc”.

A pubblicare tutte le realizzazioni che ci ha inviato c’era da fare una rivista monografica: troverete in questo fascicolo sei pagine dedicate alla completa trasformazione di un vecchio e abbandonato locale in una pulita e funzionale barberia, più alcune idee di legno e di ferro (altre realizzazioni le pubblicheremo nei prossimi numeri).

In un altro carcere, quello di Milano-Bollate, Susanna Magistretti ha realizzato un’ampia area verde in cui si coltivano piante erbacee perenni insolite, nella convinzione che la libertà vera “si conquista solo con il lavoro vero”, quello cioè che punta al recupero sociale pur con l’obiettivo di essere competitivi sul mercato. Qui è impegnato un piccolo gruppo di detenuti che, una volta scontata la pena, pensano di lavorare da giardinieri professionisti a Bollate o in altro posto.

“In carcere vivono persone che hanno avuto una vita difficile, ma se vengono seguite con solidarietà e impegno, possono essere recuperate” conclude il nostro lettore: il far da sé racchiude una forte potenzialità educativa, ne siamo convinti da sempre.

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