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Liceo a “bottega” come Michelangelo e Leonardo

fardase-novembre

Editoriale tratto da “Far da sé n.467 Novembre 2016”

Autore: Nicla de Carolis

A Como, città lombarda del nord Italia, nota perché lo scrittore Alessandro Manzoni ambientò in questa zona I promessi sposi, ma anche per un artigianato di eccellenza con i suoi mobili in legno massiccio fatti a regola d’arte e i suoi pizzi, una zona di persone attive e amanti del fare, quindi, non a caso, la scuola “Oliver Twist” ha dato il via al primo Liceo dell’artigianato. La notizia è stupefacente perché accanto alla parola liceo, ovvero una scuola scelta da chi ha attitudine allo studio teorico dove i programmi sono propedeutici alla continuazione all’università, c’è la parola artigianale che identifica il concreto fare. Due vie che i modelli culturali attuali hanno sempre separato drasticamente, ma che il Liceo dell’artigianato di Como ha riunito riconoscendo la loro complementarietà nella formazione di un ragazzo.

I percorsi sono organizzati come vere e proprie botteghe artigianali, in cui i ragazzi da un lato acquisiscono conoscenze e abilità entrando in contatto con artigiani esperti e con le aziende per un’alternanza scuola-lavoro e dall’altro studiano italiano, matematica, informatica, fisica, scienze naturali, storia dell’arte per tutti i cinque anni, e nel biennio anche storia e geografia. Particolare attenzione viene data alla conoscenza della dimensione globale e quindi all’apprendimento della lingua inglese che viene potenziato con insegnanti di madre lingua per dare agli studenti, al completamento del ciclo di studi, la padronanza della lingua; una formazione, dunque, a 360 gradi come quella delle “botteghe” in cui, nel ‘400, si formavano Leonardo ingegnere, pittore e scienziato e Michelangelo scultore, pittore, architetto e poeta. I due geni immortali che per tutta la vita hanno coltivato, al pari, le attività manuali con gli studi e le ricerche teoriche; una “bottega” che ha in più l’innovazione tecnologica come lavagna interattiva, notebook e stampante 3D, e una lingua comune per comunicare con il mondo.

 

Nella foto i ragazzi della specializzazione in Arti dell’arredo ligneo, che insieme ad Arti della cucina e dell’accoglienza e Arti del tessile sono le tre possibilità di scelta al Liceo dell’artigianato.

 

Tra i promotori di questo liceo davvero speciale c’è il noto architetto ticinese Carlo Botta: «Ho fatto l’apprendista, sono stati tre anni fondamentali, ed è quella la strada da cui sono davvero partito. Soltanto più tardi mi sono iscritto a un liceo artistico per poi iscrivermi ad architettura a Venezia. Ma senza quell’esperienza pratica, concreta, all’università non sarei riuscito, non ce l’avrei fatta con tanta naturalezza, perché per fare un lavoro bisogna almeno intuire come occorre farlo. Se conosci la finalità, il modo di costruire, sei avvantaggiato».

Da sempre sosteniamo l’importanza, nella realizzazione di un progetto, del sapere come si fa e del farlo, ma questo è un tassello importante anche in assoluto perché favorisce il ragionamento e il lavoro del cervello nell’affrontare e risolvere problemi pratici. L’augurio è che il modello di Liceo artigianale di Como si diffonda rapidamente tra le scuole italiane.

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