Incastri da élite

Tratto da “Far da sé n.487 – Settembre 2018″

Autore: Nicla de Carolis

Gli incastri per unire il legno sono un argomento davvero interessante che spazia dalla storia degli Egizi, di cui abbiamo i reperti più antichi (3000 a.C.), alle testimonianze di Vitruvio, architetto romano (I secolo a.C.), al “sashimono”, letteralmente “cose unite”, tecnica tradizionale dell’incastro molto sentita in Giappone, in uso dal periodo Edo (1603-1868), utilizzata per assemblare elementi lignei che compongono abitazioni e mobili.

Gli incastri non sono altro che due elementi modificati per collegarsi tra loro in modo tale che la sporgenza dell’uno possa inserirsi nella cavità dell’altro, affidandosi completamente alle sole forze di resistenza naturali.
Un esempio davvero strabiliante, di cui abbiamo già parlato, è stato il padiglione del Giappone, realizzato in occasione di EXPO 2015, la cui facciata tridimensionale in lamellare era costruita rielaborando la tradizionale tecnica nipponica d’intaglio della carpenteria, grazie all’impiego di moderni impianti a controllo numerico con speciali frese che avevano consentito, grazie alla precisione millimetrica, un montaggio di oltre 20.000 pezzi semplicemente incastrati l’uno all’altro per la costruzione di una struttura robusta e leggera.

Sempre parlando di incastri fatti con le macchine ci sono quelli a taglio laser che, anche qui, fatto il disegno tecnico, vengono eseguiti con una straordinaria precisione: qualsiasi sia la sagoma programmata, le due parti da incastrare combaciano perfettamente tra loro con il risultato di mobili che si montano e si smontano facilmente e hanno una solidità pari a quelli “tenuti insieme” da viti e colle.

E fin qui abbiamo parlato di abilità per fare incastri in cui non sia prevista la manualità ma altre competenze e attrezzature. Nel dossier di questo numero, invece, approfondiamo l’argomento affrontando il mitico incastro a coda di rondine: si parte da quello fatto totalmente a mano, molto difficile, che una volta era considerato il banco di prova per diventare falegname, per poi arrivare a quello fatto con l’aiuto di guide e fresatrici, attrezzature giuste per un far da sé. E infine scopriamo come lavora un falegname professionista che realizza mobili su misura in legno massello, di nuovo apprezzati proprio per le lavorazioni e perché destinati a durare nel tempo.
Vista la difficoltà della tecnica e la bellezza del risultato, il far da sé che può mostrare un mobile, realizzato nel suo laboratorio con incastri a coda di rondine, può considerarsi a pieno titolo un far da sé… di élite.

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