Come costruire una barca | Un kayak nato in garage

La passione per il mare e quella del far da sé si fondono nell’autocostruzione di una barca in legno, leggera e personalizzata; dopo tanto lavoro il varo avviene con un po’ d’ansia, ma la soddisfazione è grande dopo le prime “pagaiate”: ecco come costruire una barca passo-passo

Per affrontare la costruzione di una barca, anche di modeste dimensioni, bisogna essere veramente determinati, ancor più dell’essere “capaci” nella lavorazione del legno e attrezzati allo scopo. Non è sicuramente un’impresa facile, ma curiosando su internet si può prendere visione di più esperienze di autocostruzione di quanto si possa pensare e nella maggior parte dei casi gli autori hanno toni tranquillizzanti dal punto di vista delle difficoltà; affinché il risultato sia appagante bisogna però mettere in conto parecchie ore di lavoro.

Abbiamo pensato a come costruire una barca partendo da un desiderio coltivato da tempo, ovvero quello di costruirci un kayak per il tempo libero: abbiamo fatto un bel po’ di ricerche  per trovare un progetto conforme alle nostre esigenze e ben spiegato, finché ci siamo imbattuti nello schizzo di un modello lungo 3,5 metri e largo 75 centimetri.

Come costruire una barca in legno

Il disegno era abbastanza dettagliato da poter essere elaborato e ricavare il profilo di ogni singola costola dello scafo; le fasi successive della costruzione sono il frutto di tecniche apprese su alcuni manuali e da tutorial in rete. Ovviamente, trattandosi di un’imbarcazione, è importante utilizzare collanti formulati per resistere al contatto prolungato con l’acqua; nella fattispecie si è fatto ricorso a un adesivo epossidico. L’esterno va trattato dapprima con una vernice di fondo epossidica che chiuda i pori del legno e garantisca l’impermeabilità, per poi completare il lavoro con una vernice di finitura trasparente in più strati.

Lavorando alla costruzione solo nei fine settimana, ci sono voluti due anni prima del “varo”, ma è giusto dire che i tempi si sono allungati anche per la volontà di personalizzare l’imbarcazione con particolari soluzioni estetiche e pratiche. A cominciare dal rivestimento in strisce di piallaccio di diverse essenze, completato con un disegno nella parte superiore dello scafo, sempre in ritagli di piallaccio, che raffigura due stelle sovrapposte, tra pozzetto e prua.

Un kayak comodo anche da portare… sopra la macchina!

Anche la decorazione finale in bolle tricolori di diverse dimensioni, che formano una striscia continua da prua a poppa, ha richiesto un bel po’ di tempo: si è trattato di “incartare” tutto lo scafo e lasciare scoperte soltanto le zone da verniciare. La striscia di bolle si interrompe a metà strada tra il pozzetto e la poppa per includere il nome scelto per il kayak, “prima stella”, scritto con vernice bianca.

Terminate anche le decorazioni, su tutta l’imbarcazione è stato applicato un generoso strato di vernice trasparente. Molto curate sono anche le finiture del pozzetto, per renderlo confortevole e ben protetto da sporco e infiltrazioni d’acqua. L’imbarcazione risulta particolarmente leggera: pesa soltanto 23 kg e le dimensioni sono ideali per trasportarla sul tetto dell’auto, protetta da un telo fatto cucire appositamente.

Come costruire una barca di legno

Il profilo di ogni costola e della chiglia si disegna su una tavola di compensato marino da 19 mm e si procede al taglio. Su ogni costola si preparano le sedi per i listelli di rovere (10×10 mm) per legare le stesse; nei profili inferiore, superiore e laterali vanno inoltre alloggiati listelli 20×10 mm di rovere per facilitare la posa del rivestimento. Nella parte superiore si realizza il profilo ovale del pozzetto per il canoista; sulle costole 3 e 4, partendo da prua, si predispongono 4 attacchi per il fissaggio dei puntapiedi. Il tutto va soltanto incollato con adesivo epossidico.
Il rivestimento esterno è in piallaccio di acero da 2 mm, tagliato a strisce larghe 70 mm e incollato sempre con adesivo epossidico. Si inizia a rivestire la parte inferiore, con strisce poste a 45° rispetto alla chiglia e distanziate circa 50 mm una dall’altra. Gli spazi rimangono tuttavia irregolari e le strisce di chiusura vanno disegnate una a una.
Come si nota, il profilo di ogni singola striscia ha un disegno singolare e dipende dalla curvatura dello scafo. Le curvature sono piuttosto pronunciate, perciò si utilizzano morsetti con profili di legno per allineare le strisce allo scafo. A poppa e a prua, la curvatura rende necessario il ricorso a parecchi morsetti a molla, da posizionare uno dopo l’altro a distanza regolare, per garantire l’incollaggio corretto del rivestimento lungo il profilo della chiglia.
Completato il rivestimento della parte inferiore dello scafo, le parti eccedenti delle strisce vanno rifilate lungo il profilo laterale esterno su cui sporgono.
Con la stessa logica si riveste la parte superiore; per questa occorrono strisce più corte, ma con curvature ben più marcate, specialmente intorno al pozzetto. Proprio in quest’ultima zona occorrono molti morsetti per far seguire il profilo alle strisce. È intuibile che, prima di incollare le strisce successive, bisogna attendere la presa della colla.
Completato anche il rivestimento esterno, tutto lo scafo va ripassato con la smerigliatrice munita di disco abrasivo per addolcire eventuali spigolosità, soprattutto eliminando le “creste” tra le strisce, fino a ottenere  curvature continue. Le passate devono essere leggere, per non ridurre lo spessore già di per sé esiguo.
Per il rivestimento di finitura si possono seguire due strade: una smaltatura a più mani, dopo aver levigato le superfici in modo impeccabile, oppure la sovrapposizione di un legno pregiato. Qui viene scelta la seconda soluzione, ma, per contenere l’aggiunta di peso, anziché listelli si utilizza massello tranciato e precollato da 0,6 mm di spessore, in strisce da 20 mm. Nella fattispecie vengono utilizzate dodici essenze differenti disposte a mosaico; l’alternanza delle colorazioni e la lunghezza dei singoli tasselli non segue uno schema logico, l’unico punto in comune è il taglio obliquo, più o meno accentuato, dei lati corti di ciascuna striscia. L’unica accortezza da avere è quella di concentrare un maggior numero di essenze scure nella parte inferiore dello scafo, prediligendo quelle chiare per la parte superiore.

Completato il rivestimento inferiore, prima di capovolgere lo scafo si passa sulla superficie una tela a grana finissima per eliminare le asperità. Terminato anche il rivestimento superiore, lo scafo va trattato all’esterno e all’interno con una vernice di fondo epossidica ad alta penetrazione.

Quanta cura per allestire il pozzetto!

La cornice del pozzetto, in tre pezzi, si ricava da una tavola di massello di rovere da 40 mm. I pezzi, dopo il taglio, si fresano per ricavare un dente in cui alloggiare il gonnellino paraspruzzi che protegge il canoista ed evita di imbarcare acqua durante la navigazione.
Il fondo dell’imbarcazione si completa con polistirene a cellule chiuse, per renderlo planare e assorbire meglio il peso del canoista. Sia il fondo sia i lati del pozzetto si rivestono con piallaccio di bamboo, si leviga e si vernicia il tutto, poi si ricopre con fibra di vetro e si impregna con resina epossidica, per poi applicare due mani di resina trasparente per rifinire e sigillare le superfici.
Sul fondo del pozzetto si dispone un tappetino in listelli di rovere 15×5 mm, incorniciato da un listello di PVC e trattato con resina, che protegga il bamboo da sabbia e sassolini portati dal canoista.
Il tappetino è trattenuto da elastici e ganci in plastica fissati al fondo, in modo da essere rimovibile.
Fissato il sedile ad altri agganci predisposti, si collegano i puntapiedi agli attacchi previsti durante la costruzione dello scheletro. A prua e a poppa si fissano le due sacche di galleggiamento.

Due maniglie, una a poppa e una a prua

Le maniglie per il trasporto, fissate alla parte superiore della chiglia con tirafondi, sono in doppia corda di nylon Ø 16 mm su cui si avvolgono 3 cordoncini colorati Ø 3 mm.
Gli attacchi sono due piccoli contenitori in plastica fissati su una dima di legno che replica la curvatura da far assumere alla maniglia. Si riempiono con resina epossidica e vi si annegano i cordoni; dopo 24 ore si estraggono i blocchi di resina, si leviga, si pratica un foro per il fissaggio alla canoa e si vernicia in nero.
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