Boschi verticali, foreste galleggianti, pareti verdi, sono sostenibilità vera?

Tratto da “In Giardino n.75 – Giugno/Luglio 2022″

Autore: Nicla de Carolis

Stefano Boeri, l’architetto italiano pluripremiato per i suoi progetti innovativi, in occasione del Salone del mobile 2022 si è inventato “floating forest”, una foresta multisensoriale galleggiante realizzata come ecosistema indipendente sull’acqua della Darsena di Milano, per una città più verde, dove 610 alberi e più di 30 specie moltiplicano la biodiversità. Si tratta di una zattera su cui sono state messe piante che, finito il Salone, verrano trapiantate nel Parco della Vettabbia, nel comune di Milano davanti all’Abbazia di Chiaravalle. I materiali che compongono l’installazione sono volutamente assemblati a secco per consentirne il riutilizzo una volta dismessa l’installazione. Vi sono altri progetti che puntano a riportare il verde nelle città tutti ispirati dal lavoro di Patrick Blanc, artista e designer francese considerato l’inventore della parete verde moderna: Blanc per “far tornare la natura nelle città” prese spunto dalle foreste pluviali tropicali e dagli ambienti di alta quota, dove molte piante crescono senza o con una minima quantità di terreno a disposizione. L’esempio più noto ed elogiato è il bosco verticale di Boeri, dove le piante vivono in vasconi sui balconi e, come si legge nel sito del suo progettista, questo habitat ha stabilito un avamposto di spontanea ricolonizzazione vegetale e faunistica della città. E poi c’è il Green Wall realizzato sul deposito degli autobus dell’Azienda Trasporti Milanesi dall’agronomo Paolo Pignataro, le cui piante hanno funzione di sequestro del particolato, l’insieme di particelle inquinanti presenti nell’aria. O addirittura progetti ben più ambiziosi come la giungla urbana nella città di Prato, a firma sempre di Boeri e del biologo Stefano Mancuso che ha l’obiettivo di integrare il verde nella città riqualificando aree abbandonate con la messa a dimora di alberi e piante, creando orti e pareti vegetali. 

Floating forest progettata da Stefano Boeri per Timberland e installata in occasione
del Salone del Mobile 2022 sulla Darsena di Milano (Photo credits: Daniela Di Corleto)

La scelta di questa via per rendere migliore la vita nelle città è davvero sostenibile ? La domanda nasce pensando alla coltivazione delle piante nei vivai, con consumo di terreno, acqua, energia elettrica e carburante per il trasporto, nonché i consumi necessari per la manutenzione. Ha un senso ricostruire artificialmente ciò che, in maniera più imponente, ricca di varietà spontanee, la natura farebbe senza bisogno di alcun intervento umano? Se il suolo venisse lasciato libero demolendo ciò che è inutilizzato e se si smettesse di costruire, nel giro di poco tempo, rigogliose piante autoctone si riappropierebbero di grandi spazi.

Questi interventi dei sapiens per riparare errori di altri sapiens non saranno soluzioni costose e ininfluenti ai fini della rigenerazione dell’ambiente nelle città?

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