Transizione socioecologica: il Fardasé è già in linea

Tratto da “Far da sé n.513 – Marzo 2021″

Autore: Nicla de Carolis

In questi giorni, in particolare, si parla molto di transizione socioecologica, un passaggio epocale, indispensabile se non vogliamo “andare verso la bancarotta ecologica” come dice l’ambientalista svizzero Mathis Wackernagel, creatore del concetto di impronta ecologica per definire il consumo delle risorse naturali in rapporto alla capacità della Terra di riprodurle. Nel 2019 si calcola che abbiamo usato l’equivalente di 1,75 “Terre” consumando una quantità di beni (acqua, terra, piante, minerali, aria) superiori a quelli che il nostro pianeta può rigenerare e negli anni il nostro debito è sempre cresciuto.
Ognuno di noi può verificare questa escalation nella quotidianità; è molto chiaro il fenomeno anche solo andando al supermercato: salumi, formaggi e verdure vengono confezionati in un infinito numero di vaschette, fogli di carta trasparente, spesso raddoppiata, e di sacchetti; quando si arriva a casa ci si rende conto che per una cena in due si riempie di “imballi” un intero sacco della spazzatura. Per non parlare dell’ulteriore regalino che ci viene dal COVID con la produzione quantitativamente molto importante di rifiuti nuovi, fatta di mascherine e oggetti monouso, per esempio tutti i contenitori utilizzati per le consegne di cibi a domicilio. L’impegno dei cittadini nella raccolta differenziata non può essere l’unica via, bisogna agire a monte per evitare tutti questi sprechi. E per far questo è necessario mettere in pratica il diktat che ci arriva dall’Europa ovvero un cambio nella produzione industriale, nella produzione di energia e nel suo consumo, con la riqualificazione degli edifici e il passaggio a motori elettrici e, più in genere, un cambiamento dello stile di vita delle persone.
In questa transizione, anche per la questione del lavoro è previsto un cambio di paradigma con fantastici obiettivi etici oltre che di nuove competenze: il lavoro dovrà essere dignitoso, giusto ed ecologicamente sostenibile. In particolare, poi, ogni lavoro dovrà essere di qualità, grazie a una buona preparazione, fatto indispensabile perché tutti se ne possa trarre gratificazione. Linee guida perfettamente in sintonia con i fardasé che, pur se non per lavoro, nelle loro attività riescono a riciclare, riparare e imparare ogni giorno tecniche nuove, realizzando progetti utili di cui sono orgogliosi.

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