Acrobati del saper fare

Tratto da “Far da sé n.525 – Giugno/Luglio 2022″

Autore: Nicla de Carolis

Poiché occupa gran parte delle nostre giornate, il lavoro non deve essere fonte di sofferenza e frustrazione; già nel 500 a.C. il filosofo Confucio, maestro di pensiero fino a nostri giorni, pare dicesse: “Scegli un lavoro che ami e non dovrai lavorare neanche un giorno della tua vita”. Intendeva dire che quando si fa un lavoro che piace, il tempo passa piacevolmente, non si è stressati, si ha voglia di imparare qualcosa di nuovo e di crescere.

Sarò di parte, ma mi sembra più facile che questa situazione idilliaca si verifichi più spesso quando c’è di mezzo la capacità manuale, nonchè l’attività fisica, e si possa godere subito del risultato del proprio lavoro: faccio fatica a pensare a persone inchiodate tutto il giorno al computer felici di starci… anche se i nerd mi smentirebbero.

Il fatto che mi ha colpito a questo proposito sono gli uomini che, appesi con imbragature e con caschetti, lavorano lungo le facciate dei palazzi rifacendo gli intonaci, sostituendo le mensole dei balconi, facendo le tracce per le guaine elettriche e tanti altri  interventi; questi sono i nuovi muratori su fune di EDILIZIA ACROBATICA e nelle città se ne vedono spesso. L’idea è nata 28 anni fa quando il suo fondatore, lo skipper genovese Riccardo Iovino, capì che poteva utilizzare in edilizia il metodo che usava per salire gli alberi delle navi. Oggi questa specializzazione è in forte crescita perché evita l’utilizzo dei ponteggi il cui costo, soprattutto per piccoli lavori, incide molto, ma anche perché oggi, per la grande richiesta determinata dal bonus facciate, i ponteggi sono introvabili.

Questi muratori che hanno aggiunto alla loro abilità manuale la capacità di lavorare da “appesi”, nonostante le difficoltà che la particolare attività comporta, mi pare siano contenti, scherzano e sembra godano di questo stare sospesi in alto all’aria aperta.

È la sensazione che ho avuto vedendoli lavorare nel palazzo d’epoca vicino alla mia abitazione, la cui facciata è stata prima risanata, poi intonacata di bianco e infine è tornata del suo color rosa con decorazioni bianche per i soprafinestre e il portone.

Un capolavoro gratificante, opera di questi fantastici acrobati del saper fare, un po’ come i capolavori dei fardasé.

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